lunedì 16 novembre 2015

CITTA' D'ARTE NELLE MARCHE


ANCONA
Capoluogo di regione, sorge nella costa dell' Adriatico centrale su un promontorio formato dalle pendici settentrionali del Monte Conero. Questo promontorio dà origine ad un golfo, il golfo di Ancona, nella cui parte più interna si trova il porto naturale.
OFFERTA TURISTICA BALNEARE: 
La città possiede varie spiagge. Tra le prime, la più centrale è quella del Passetto, con grandi scogli bianchi, tra i quali troviamo la Seggiola del Papa e lo scoglio del Quadrato. Spiagge rocciose si susseguono verso Sud; tra esse si segnala la spiaggia di Mezzavalle e la più nota e bellissima spiaggia a sud di Ancona, Portonovo. Nella spiaggia si alternano tratti ghiaiosi, con ciottoli calcarei bianchissimi e arrotondati,
 considerati una delle peculiarità della località. La presenza dei boschi   direttamente a contatto con la spiaggia, unitamente ai panorami aperti verso la mole maestosa del Conero, costituiscono una grande attrattiva della zona. A nord del porto di Ancona la costa è invece bassa; in questa zona si
trova la spiaggia sabbiosa di Palombina, in parte libera e in parte attrezzata. A sud
ovest del porto di Ancona si estende la nuova darsena turistica, comprendente numerosi pontili dove ormeggiano 1200 posti barca.
  COSA VISITARE: 
   Il monumento più rappresentativo della città di Ancona è la
Cattedrale di San Ciriaco, splendida basilica romanico-gotica, con elementi bizantini, costruita sulle fondamenta di un tempio italico del IV sec a.C e di una successiva chiesa paleocristiana. Tra i siti di interesse turistico si segnalano: la
Chiesa di Santa Maria della Piazza, capolavoro di arte romanica,
caratteristica per la facciata ad archetti e per le figure simboliche scolpite intorno al portale; l’Arco di Traiano, un Arco romano eretto nel I sec. d.c; laChiesa di San Francesco alle Scale, con la bella facciata in stile gotico fiorito veneziano, la
Mole Vanvitelliana, splendida isola artificiale a pianta pentagonale all'interno del porto, costruito su progetto dell'architetto papale Luigi Vanvitelli; la Loggia dei Mercanti, il più importante edifico laico, in stile gotico fiorito veneziano; la suggestiva Fontana del Calamo o delle Tredici Cannelle, la cui antichità è attestata dal nome, di evidente derivazione greca, che ricorda l’ambiente palustre in cui sorgeva. Da non perdere sono la Pinacoteca Comunale, che custodisce, tra le altre , opere di Carlo Crivelli, del Tiziano, di Lorenzo Lotto e del Guercino;
il Museo Archeologico Nazionale delle Marche, che documenta la preistoria
e la protostoria del territorio marchigiano; il Museo tattile Omero, uno dei pochi al mondo, e l'unico in Italia, che permette anche ai non vedenti di avvicinarsi all'arte facendo toccare calchi in gesso a grandezza naturale di famose opere scultoree, modellini architettonici di celebri monumenti, ma anche reperti archeologici e sculture originali di artisti contemporanei

martedì 3 novembre 2015

TESTIMONIANZE DEL PERIODO ROMANO NELLA CITTÀ DI ASCOLI




PORTA GEMINA


In fondo alla piazza Cecco d’Ascoli è la porta romana, del I sec. a.C., a due fornici, con le scanalature delle saracinesche, per la quale entrava in città la Via Salaria; ai lati sono notevoli tratti della cinta urbana del III sec. a.C., rafforzate nel periodo dell'erezione della porta. Oltre i resti romani è un'altra porta medievale, da cui si stacca a sinistra un lungo tratto di mura costruito in parte con conci di travertino tolti da edifici romani e terminante con un torrione cilindrico merlato.

PONTE DI CECCO


Vicino Porta Maggiore, sorge il Ponte di Cecco, che unisce le due sponde del fiume Castellano. Esso è sicuramente opera romana, eretta nel periodo della tarda Repubblica: è probabile che la Via Consolare Salaria uscisse dalla città proprio attraverso questo ponte.
La struttura è costruita con conci di pietra, con un’altezza di 25 metri dal livello del fiume. Il Ponte di Cecco si articola su due arcate disuguali, una il doppio dell’altra. Nel 1944 fu minato e fatto saltare dai Tedeschi in ritirata, ma fu ricostruito nel 1971, utilizzando il materiale originario, il travertino. Ricostruita in modo egregio, l’opera conserva intatta l'elegante armonia di proporzioni e di linee delle costruzioni romane.
Il nome del Ponte si riferisce a una popolare leggenda medievale, secondo la quale il Ponte stesso sarebbe stato costruito – nell’arco di una sola notte e con l'aiuto del Diavolo – dal celebre medico, poeta e astrologo ascolano Francesco Stabili, più conosciuto come Cecco d'Ascoli. Condannato al rogo per eresia dal Tribunale dell’Inquisizione, Cecco fu arso vivo a Firenze, nel 1327. Meno seguita è un’altra leggenda, per cui il ponte sarebbe stato costruito da Cecco Aprutino, oscuro maestro medievale.

PONTE AUGUSTEO


Il ponte risale al periodo augusteo, ed è stato realizzato in opera quadrata di travertino e murazione, seguendo il canone architettonico delle opere romane del tempo. Dato il valore archeologico, e avendo mantenuto quasi interamente intatte, nonostante alcuni piccoli restauri nel corso dei secoli, le proprie caratteristiche costruttive, è considerato uno dei ponti più rappresentativi della tecnica e della presenza romana nel piceno e in Italia.

TEATRO 


Costruito alle pendici del Colle dell’Annunziata (o Colle Pelasgico), il Teatro Romano è uno splendido esempio di architettura teatrale romana. Riportato alla luce nel 1932, la struttura risale alla fine del I secolo a.C. Secondo alcuni studiosi i resti dello spazio per il "coro" o "orchestra" sarebbero di origine greca, perché assenti nell'architettura teatrale romana e quindi farebbero pensare al rifacimento di un teatro già esistente prima della devastazione romana. Il Teatro è storicamente famoso perché in esso avrebbe avuto luogo l'avvenimento che dette inizio, nel 91 a.C., alla guerra sociale, ossia alla ribellione di Ascoli, e di altre città del centro-sud, contro Roma, per ottenere la cittadinanza romana.
La presenza di questa imponente struttura teatrale - il diametro massimo della cavea era di 95 metri - testimonia l’importanza e l'alto livello culturale raggiunti da Ascoli. Gli ultimi scavi, effettuati dal 1932 al 1959, hanno portato alla luce i radiali della cavea in opus reticulatum, l'orchestra (che corrisponde alla nostra platea), il corridoio semianulare tra le gradinate (praecinctio) e la parte alta delle gradinate (summa cavea).
Restaurato in tempi recenti e inaugurato nel luglio del 2010, il Teatro è tornato luogo di rappresentazione e intrattenimento colto.

martedì 27 ottobre 2015

STORIA DEI PICENI




I Piceni erano una popolazione italica, stanziata in epoca romana nel Piceno che fu abitato anche dai Petruzi e da gruppi di Liburni.
La civiltà picena sviluppò un importante nucleo abitato nelle basse Marche comprendente un’area sacra che era la più importante nella vita religiosa di quella che ancor oggi, per molti aspetti, rimane una popolazione misteriosa.
Sulla sponda sinistra della foce del Tesino i Piceni costruirono il tempio della loro massima divinità: la dea Cupra, ovvero la dea della fertilità, la grande madre protettrice. Per capire come mai essi si stabilirono in questo posto e quale fu l’importanza del loro insediamento, che costituì il nucleo principale di quella che nel corso dei secoli sarebbe poi diventata la cittadina di Grottammare, non ci si può esimere dal tracciarela storia di questo popolo illustrandone almeno le caratteristiche più importanti. Varie sono le ipotesi avanzate sull’origine dei Piceni che nella prima età del ferro (circa decimo - nono secolo a. C.) occuparono il tratto di costa adriatica compreso tra i fiumi Foglia a Nord e Pescara a Sud e delimitato ad Ovest dagli Appennini

Per gli scrittori antichi (Strabone, Plinio il Vecchio e Festo) avrebbero avuto origine da una migrazione di Sabini: un picchio (picus), uccello sacro a Marte dal quale il gruppo trasse il loro nome, li avrebbe guidati posandosi durante il viaggio sul loro vessillo. Il motivo di questa migrazione sarebbe stato un voto di "primavera sacra": presso le antiche popolazioni era consuetudine offrire agli dei tutti i nati tra il 1° marzo ed il 30 aprile di un anno di carestia o di guerra; gli animali venivano immolati mentre i bambini, una volta raggiunta l’età adulta, partivano alla ricerca di nuove terre in cui stabilirsi e fondare nuove sedi per gli dei nazionali.
Ultimamente alcuni storici hanno messo in dubbio la consuetudine di ritenere i Piceni generati da un’emigrazione dei Sabini. Alla luce dei vari ritrovamenti archeologici è stata avanzata l’ipotesi che questo popolo non sia di derivazione indoeuropea.
Solo in epoca successiva ad esso si sarebbero sovrapposti i Picenti, cioè appunto quelle tribù italiche del gruppo umbro–sabellico cui fanno riferimento gli scrittori classici. Tuttavia altri studiosi - ed è questa oggi l’ipotesi prevalente - non fanno distinzione tra Piceni e Picenti e ritengono, in sintonia con l’antica tradizione, che questo popolo derivi dal grande gruppo etnico degli Umbro–Sabelli. E’ stato così appurato che i Piceni si appropriarono dei territori occupati, non aggregandosi in grandi nuclei (non fondarono mai grosse città), bensì dando vita a piccoli insediamenti, dividendosi e disperdendosi per famiglie e per tribù.
Gli scavi hanno dimostrato come queste tribù si stabilirono principalmente lungo la costa e lungo le vallate dei fiumi che dagli Appennini finiscono in Adriatico. E’ stato notato come l’agglomerato piceno sorgesse sempre nei pressi dei precedenti insediamenti delle popolazioni dell’età del bronzo. Infine è stato rimarcato un ulteriore aspetto di questo popolo: la sua attiva partecipazione agli scambi commerciali, in modo particolare a quelli via mare, con gli altri popoli affacciati sull’Adriatico.
I Piceni in età romana 
Nel 299 a.C. si allearono ai Romani, con i quali vennero più tardi a conflitto, cosicché, sconfitti dopo due anni di lotta, furono in parte trapiantati nella zona tra Salerno e il Sele, che da essi prese il nome di Ager Picentinus.
A eccezione della capitale Asculum (Ascoli) e della colonia greca di Ancona (268 a.C.), che divennero alleate dei Romani, il resto del loro territorio fu annesso dai Romani che vi fondarono numerose colonie quali Hadria (o Hatria, o Atri), Firmum Picenum (Fermo), Castrum Novum Piceni (presso l'odierna Giulianova), Potentia (Potenza Picena) e Auximum (Osimo). 
Nel 295 a.C. Romani, Piceni, Lucani, prevalsero contro Umbri, Etruschi, Sanniti nella storica battaglia di Sentinum, nelle vicinanze dell’attuale Sassoferrato.
Dopo la seconda metà del III sec. a.C. i Romani controllavano l’intera regione e a loro fianco apparivano i contingenti piceni ed Umbri in tutte le battaglie, comprese le guerre puniche dove si distinsero le corti dei Camerti e dei Piceni.
Nel 207 a.C., dopo l’importante battaglia del Metauro, dove le truppe romane sconfissero quelle Cartaginesi guidate da
Asdrubale ( fratello di Annibale), iniziò il processo di romanizzazione dei popoli abitanti le Marche.
La divisione augustea si configurò con il Regio V ( Piceno ) comprendente parte dell’Abruzzo e il Regio VI ( Flaminia ) che andava dal Tevere fino all’Adriatico.
I resti d’epoca augustea sono numerosi: l’Arco di Augusto a Fano, le piscine epuratorie romane a
Fermo, l’Arco di Traiano ad Ancona, la porta Gemina ad Ascoli Piceno, la galleria del Furlo sulla via Flaminia e le rovine delle città Urbs Salvia ( Urbisaglia ), Helvia Recina ( Macerata ) e Faleria .
Dopo lo scompiglio provocato dalle orde barbariche ( V sec. ), nel 568 si giunse ad un nuovo assetto territoriale con i Longobardi dominatori del Piceno e la restante parte dominata dai Bizantini.